LA CAPACITA' DI RISOLVERE I PROBLEMI PDF Stampa E-mail
Scritto da A.A.V.S.   
lunedì 25 ottobre 2010

LE  ASSICURAZIONI  PIU’  LUNGIMIRANTI  DEL  LEGISLATORE

Più lungimiranti in che cosa? Nel capire, prima del Legislatore, che la legge attualmente in vigore che, in teoria, dovrebbe tutelare il movimento dei veicoli storici è sostanzialmente sbagliata e dannosa.

Ma cominciamo con ordine. Da alcuni mesi tutte le primarie compagnie assicurative che offrono tariffe agevolate per la copertura dei rischi RCA stanno mandando, in forma diversa, dei segnali di disagio.

Questo disagio deriva principalmente dal fatto che, dal loro punto di vista, prettamente commerciale, questo tipo di polizza, che non è mai stato fonte di lauti guadagni, comincia a presentare con maggior frequenza un segno negativo. Cioè le somme pagate per il risarcimento dei sinistri si avvicinano pericolosamente a quelle dei premi incassati e, per chi svolge attività commerciale, questo rappresenta un segnale di pericolo.

Le compagnie si sono quindi messe singolarmente ad analizzare il fenomeno ed hanno tutte constatato che un’elevata percentuale dei sinistri sono stati causati da veicoli della fascia tra 20 e 30 anni. Di conseguenza, hanno deciso, chi in una forma, chi nell’altra di correre ai ripari.

E’ per questo motivo che ci sentiamo di affermare che il mercato ha capito che il limite dei 20 anni per ottenere lo status di “veicolo di interesse storico” è sbagliato e quindi dannoso per il movimento.

Analizziamo quali sono gli “attori” sulla scena.

Il primo è l’ordinamento legislativo.

Ed è proprio qui che sta l’origine dei problemi.

Infatti l’Art. 60 del Codice della Strada non dà una definizione diretta di quello che si intende per veicolo di interesse storico, descrivendone le caratteristiche essenziali, ma la lega all’iscrizione o meno nei Registri di alcuni enti privati quali ASI, FMI, Registro Fiat, Registro Alfa Romeo e Registro Lancia.

Inoltre l’Art. 215 del Regolamento di Attuazione del Codice della Strada fissa l’età minima in 20 anni.

Il secondo attore è rappresentato dai Registri.

Questi hanno in pratica la massima discrezionalità nell’accettare le richieste di iscrizione. Dovrebbero seguire le indicazioni della FIVA Fédération Internationale des  Véhicules Anciens alla quale, attraverso l’ASI fanno riferimento. Lo fanno in larga parte per quanto riguarda le caratteristiche tecniche; non lo fanno affatto per quanto riguarda la vetustà che da molto tempo la FIVA aveva stabilito in 25 anni per passare dal 2010 ai 30 anni.

Tutto ciò è facilmente comprensibile: più iscritti significano un bilancio più pingue e maggiore possibilità di attuare iniziative di vario tipo.

Per parte sua invece l’Associazione Amatori Veicoli Storici, aderente alla FIVA fin dal 2000, ha sempre rispettato tali limiti. Anzi, ha reiteratamente suggerito che si passasse rapidamente dai 25 ai 30 anni.

Il terzo attore sono i possessori dei veicoli.

Se la Legge riconosce la vetustà minima di 20 anni ogni proprietario di veicolo, al raggiungimento del fatidico ventesimo anno, ha il diritto di richiedere il riconoscimento  dello status.

Non dimentichiamo che questo riconoscimento apre la possibilità di ottenere sensibili risparmi tanto in campo assicurativo quanto in materia fiscale (tassa di possesso).

Quindi se è legittimo il desiderio dei proprietari di risparmiare, il compito dei Registri dovrebbe essere quello di effettuare una cernita accurata delle richieste e di iscrivere soltanto i veicoli meritevoli. E questo purtroppo non sempre avviene  (ricordiamo: più iscritti = più disponibilità).

Giungiamo finalmente al quarto attore, le compagnie assicurative.

Alcune sono partite in sordina negli anni ’80 offrendo delle polizze agevolate per i veicoli di interesse storico, senza ottenere particolari risultati ma avendo in contropartita un ampliamento del portafoglio.

In seguito la richiesta di tale tipo di polizze è cresciuta in modo anomalo, come anomala è stata la crescita degli iscritti al maggiore ente nazionale che, in pochi anni è passato da alcune migliaia di iscritti ad oltre centomila.

E questa anomalia avrebbe dovuto suonare come un campanello d’allarme.

Le compagnie si sono trovate in portafoglio veicoli quali le più diffuse utilitarie, le berline medie di famiglia, le grosse berline tedesche e molti altri veicoli privi di qualsiasi interesse collezionistico ma utilizzati per le normali attività quotidiane.

Ecco quindi che – prima del Legislatore – stanno correndo ai ripari evitando di assumere rischi per veicoli di età inferiore a 30 anni.

E’ con amarezza che dobbiamo constatare tutto ciò.

Infatti non è da ieri che l’Associazione Amatori Veicoli Storici si è fatta carico del problema della corretta identificazione e – soprattutto - della vetustà dei veicoli di interesse storico.

Risale infatti al febbraio 2001 il primo Disegno di Legge (DdL 5019) presentato dal senatore Pasquini per proseguire con altri tre DdL (uno in ognuna delle Legislature da allora susseguitesi) e finire con il DdL 946 presentato dal sen. Camber ed attualmente all’esame della Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato.

Come facilmente comprensibile, tenuto conto delle considerazioni di cui sopra, l’iter dei DdL da noi promossi non è stato facile, prova ne sia che, dopo dieci anni, siamo ancora in attesa dell’approvazione.

Buona parte della responsabilità di tali ritardi va ricercata nel fatto di non aver compreso in tempo che insistere nel voler mantenere la vetustà di 20 anni era del tutto  controproducente.

Infatti i componenti della Commissione VIII del Senato si sono resi perfettamente conto che i veicoli dei quali si stava discutendo erano quelli (quali i recenti fuoristrada o le utilitarie) che si potevano incontrare ogni giorno nelle strade delle città, da cui le loro giustificate perplessità.

Auspichiamo che questo cambio di rotta, di fatto imposto dalle compagnie assicurative, agevoli la conclusione dell’iter legislativo e faccia sì che al movimento si avvicinino gli autentici appassionati e non chi si ripromette soltanto degli ingiustificati risparmi.

 
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