RIAMMISSIONE ALLA CIRCOLAZIONE DI UN
VEICOLO STORICO:
CRONISTORIA DI UN
CALVARIO E AMARE CONSIDERAZIONI
Un nostro socio ci ha
fatto partecipi delle traversie occorsegli nel tentativo (fallito) di immatricolare
la sua moto FN M60 del 1926 fornendoci copia della lettera da lui indirizzata al
presidente dell’ASI avv. Loi e rimasta finora priva di risposta.
Riteniamo utile
pubblicarla integralmente perché, oltre a descrivere nei particolari una
situazione in cui molti potrebbero trovarsi, consente di fare qualche utile
considerazione.
Egregio
Presidente,
giovedì 9
dicembre u.s. mi sono recato, con al seguito la mia FN M60 del 1926, (
Motocicletta nota all’ASI per averla ammessa a partecipare all’edizione 2010
dell’ASI Moto Show) al Centro Prova Autoveicoli di Verona per
ottenere, dopo visita e prova così come prescritto dalla normativa vigente (DM
17 dicembre 2009, pubblicato sulla G.U. del 19 marzo 2010 S.O.) il rilascio del
Certificato di approvazione da esibire poi all’ UMC per ottenere
targa e documento di circolazione. L’appuntamento mi era stato fissato dopo
aver presentato regolare domanda, naturalmente corredata dall’indispensabile
Certificato di Rilevanza Storica n.10043 rilasciatomi dall’ASI in data 15
ottobre 2010 e firmato in originale, previa apposizione del timbro a secco,
proprio da Lei Illustrissimo Presidente
Nazionale ASI.
Arrivava il mio
turno, erano circa alle 11 e 30, dopo
aver assistito alle maccheroniche prove e verifiche effettuate su una povera
Lambretta del 1954 che si presentava al sacro cospetto dello stesso
verificatore, l’Ing. ROSSI,per la terza volta,
dopo aver ottemperato alle prescrizioni formalizzate dallo stesso,che le
aveva imposte nelle due precedenti
visite, (Dispositivi visivi e di illuminazione marchiati IGM così come il
dispositivo acustico,oltre alla costruzione ed installazione di apposita staffa atta a permettere il
posizionamento di un telaio metallico portante un ruotino collegato
elettricamente ad una centralina pure fissata al motoveicolo); centralina e
ruotino penso configurassero il decelerometro ma la centralina, sostituita per
ben tre volte, reiteratamente non funzionava tanto che il povero Verificatore
si attrezzava con cordella metrica e calcolatrice così, dopo aver calcolato,spero
applicando corrette ed appropriate formule, ed individuato gli spazi di frenata
partendo dalla velocità di 40 Km/h, poteva procedere alla verifica degli stessi
con il mezzo condotto da un malcapitato collaboratore del proprietario che si
produceva in disperate frenate sull’asfalto reso viscido dalla pioggia e dalla
nebbia. Infine spuntava un fonometro che pure non funzionava, ma questa volta
erano solamente le batterie; con il fonometro si procedeva alla verifica, ad
appropriata distanza, del dispositivo
acustico e della rumorosità allo scarico.
A supporto di quanto esposto posso esibire
filmati e foto che ho ripreso durante lo svolgimento della seduta.
Orgoglioso e fiero
del mio mezzo, arrivato il mio turno, lo sottoponevo alle speciali attenzioni dell’Ing.
G. ROSSI che iniziava verificando il numero di telaio, proseguiva con i
dispositivi visivi e di illuminazione e precisamente verificava il bellissimo
ed originale dell’epoca faro BOSCH a pera, il fanalino posteriore sempre dell’epoca ed adattato per inglobare la luce
di posizione, la luce targa e la luce di stop, terminava con il catadiottro.
Dopo aver verificato, mediante cordella metrica, posizione, dimensioni dei
dispositivi ed altezze dal piano stradale e dopo aver accertato il perfetto funzionamento
dell’insieme, mi veniva fatta rilevare e quindi contestata l’assenza delle
marchiature IGM. Passati alla verifica dei bellissimi pneumatici a tallone 26x3
CORD “Tre Stelle”, nuovi e perfetti, mi veniva contestata l’assenza
dell’omologazione. Armatosi di fonometro, quindi, il coriaceo Verificatore
provava, alla distanza di 30 metri, presi sempre con la cordella metrica,
l’efficienza e l’efficacia del dispositivo acustico naturalmente un BOSCH ad
imbuto, dell’epoca, modello FD4A rigorosamente conservato; il malcapitato, al
passaggio comandato della corrente emetteva un suono che, rilevato
rigorosamente dal fonometro posto alla distanza canonica, risultava essere di
appena 70db al posto dei previsti 80db.
Sempre
l’infaticabile Verificatore mi chiedeva di mettere in moto il mezzo per
procedere alla verifica della rumorosità allo scarico; naturalmente orgoglioso
di far sentire la musica emessa dal motore, partito al primo colpo di
pedivella, provvedevo ad accelerare fino a circa un terzo della potenza ma all’Inflessibile
non bastava, voleva i due terzi della potenza per validare la prova. A tale
richiesta mi opponevo spiegando le problematiche meccaniche di un motore
ultraottantenne con particolare riguardo alle valvole ma evidentemente parlavo
una lingua incomprensibile. Al termine della seduta venivo congedato con la
raccomandazione di provvedere a dotare la mia FN di dispositivi acustici ,
visivi e di illuminazione, nonché di pneumatici, di tipo omologato; inoltre, per poter
affrontare la prova di frenata, mi veniva espressamente richiesto di dotare la
parte posteriore del motoveicolo di
apposita staffa metallica atta a supportare il telaio porta ruotino del
decelerometro. Così ero liquidato e rimandato alla seduta del 27 gennaio
2011. Come ultima ed inutile risorsa
cercavo, infine, di far comprendere all’Ing. ROSSI lo spirito della normativa,
supportato dalla mia analisi documentale e da quanto riportato nei mesi passati
sulla stampa associativa ASI, dove non si è mai smesso di vantare e di
millantare la risoluzione di tutti i problemi;
non sortivo, peraltro, alcun risultato positivo per cui chiedevo di
essere accompagnato e ricevuto dal Dirigente Ing.Fabio MEZZALANA che mi
accoglieva, con fare sbrigativo e con
inaccettabili e reiterati atteggiamenti di palese fastidio, per ribadirmi la
assoluta giustezza e ragionevolezza delle ragioni e delle richieste espresse
dal suo collaboratore, Ing.ROSSI.
Illustre
Presidente, stanti così le cose, mi sa dire che fine faranno, oltre l’FN, la
mia Balilla, la mia GTS e la mia VB1T che di omologato non hanno nulla tranne
la mia datata (Tessera ASI n.16018)
passionaccia?
Fin qui la cronistoria
della disavventura dal sapore kafkiano.
Quanto alle considerazioni,
è opportuno ricordare che tanto il Decreto Matteoli che la Circolare della
Direzione Generale per la Motorizzazione del 3 marzo 2010 avevano suscitato tra
gli addetti ai lavori delle perplessità e forti dubbi sulle reali difficoltà
che si sarebbero incontrate sia per la possibilità di immatricolare veicoli ante
’60 di origine sconosciuta (senza documenti e senza targa) sia per la loro
circolazione su strada.
Prova ne sia che la
Motorizzazione ha sentito la necessità di pubblicare, lo scorso 4 ottobre, una
seconda circolare, la n. 79260 che avrebbe dovuto chiarire i dubbi residui e
dare la corretta interpretazione delle norme emanate con il Decreto
Ministeriale con l’intento – a loro dire – di semplificare le procedure.
Questa recente Circolare ha
chiarito sì i dubbi dandoci però purtroppo la certezza che le immatricolazioni
sarebbero in definitiva divenute impossibili a meno di pesanti interventi di
trasformazione dei sistemi di frenatura, di illuminazione e degli avvisatori
acustici, snaturando così l’originalità del veicolo.
Nello specifico l’Allegato
II al Decreto Ministeriale stabilisce che i dispositivi di segnalazione
acustica e i dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione – anche per
i veicoli ante ’60 - devono essere di
tipo omologato cioè devono riportare la stampigliatura I.G.M. ………
Per non parlare poi dei
parametri di decelerazione previsti dalla tabella allegata al Decreto Matteoli:
obiettivamente nessun veicolo ante-guerra sarebbe in grado di rispettarli.
Proviamo a fare qualche
esempio: naturalmente una Alfa Romeo 6c 1750 degli anni ’30 non è dotata
all’origine di fari e fanalini omologati I.G.M.
Dovrebbe, per essere
immatricolata, montare forse fari più moderni, che dire, quelli della FIAT 124
o dell’Alfa Romeo 164 ? e, in aggiunta un moderno servo-freno a depressione ?
Per cercare di dare soluzione
a questi problemi, lo scorso 1 dicembre siamo stati ricevuti a Roma dal
Direttore Generale della Motorizzazione arch. Maurizio Vitelli il quale, dopo
un lungo colloquio, ha garantito la sua massima disponibilità ad intervenire
presso i C.P.A. (Centro Prova Autoveicoli) che sono gli unici autorizzati a
svolgere i collaudi sui veicoli ante ’60.
Purtroppo, come chiaramente
evidenziato nella lettera del nostro socio, il tentativo di immatricolare una
moto FM M60 del 1926 presso il C.P.A. di
Verona non ha avuto esito positivo in quanto non montava dispositivi di
segnalazione e di illuminazioni omologati, come previsto dal Decreto Matteoli e
il responsabile del Centro non era autorizzato ad agire in deroga alle norme
vigenti.
E’ evidente che se si vuole
che l’ingente patrimonio motoristico storico italiano non sia confinato nei
musei ma sia a disposizione di tutti i cittadini, non è certo questa la strada
giusta.
Senza contare che se le
norme dettate dal Decreto Ministeriale verranno applicate in maniera
restrittiva, il problema non riguarderà soltanto i relativamente pochi veicoli
da immatricolare, ma la generalità dei veicoli in fase di revisione periodica.
A tale proposito A.A.V.S.
ha già chiesto di poter incontrare il ministro Matteoli per suggerire, in
attesa dell’approvazione di una legge che razionalizzi tutto il comparto dei
veicoli storici, almeno la modifica del Decreto attualmente in vigore.
E’ doveroso infine
sottolineare il comportamento dell’ASI che, dopo aver evidenziato il proprio
contributo alla stesura delle nuove norme, ha steso un velo di silenzio
sull’argomento.
E’ possibile che ciò
dipenda dal fatto che ormai la stragrande maggioranza dei “tesserati” è
rappresentata da possessori di veicoli “moderni” (ventennali) e che, di
conseguenza, tutelare i veicoli ante-guerra è diventato poco interessante e
poco conveniente.
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